Il 2025 è appena iniziato e già in molti lo definiscono l’anno della nuova guerra del gas in Europa. Perché se ne parla, cosa significa e cosa bisogna sapere per capire come influirà sulle nostre tasche con possibili aumenti del costo di elettricità e gas.
Sommario
Cosa è successo: l’Ucraina chiude i rubinetti alla Russia
L’evento scatenante è la chiusura dei “rubinetti” Ucraini al gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod. Ma cosa significa? Con il 1 gennaio 2025 è scaduto ufficialmente l’accordo di 5 anni che l’Ucraina aveva con Gazprom, azienda monopolista russa che controllava tutto il gas venduto in Europa che passava, appunto, tramite le condutture ucraine.
Il gasdotto parte dalla Siberia, arriva nel Kursk al confine con l’Ucraina, da li attraversa tutta l’Ucraina fino ad arrivare in Slovacchia dove si divide in due: da una parte va verso l’Austria, dall’altro verso la Repubblica Ceca.
La Russia aveva costruito il Nord Stream 2, il secondo gasdotto nel mar baltico che doveva aggirare l’Ucraina e servire da ricatto geopolitico ai Paesi dell’est. La costruzione è stata completata a settembre 2021. A fine 2021 la Germania aveva sospeso l’approvazione necessaria per far partire l’erogazione del gas viste le tensioni al confine con l’Ucraina. Il 22 febbraio 2022, con l’attacco da parte della Russia, è stato definitivamente bloccato il progetto Nord Stream 2, impedendo a Putin di poterlo usare. In aggiunta, nel settembre 2022, il progetto Nord Stream è stato sabotato con dell’esplosivo che ha coinvolto anche il Nord Stream 1 già esistente.
Zelenski ha ovviamente deciso di non rinnovare questo accordo, rinunciando alle commissioni, ma impedendo alla Russia di fatturare circa 350 milioni di euro alla settimana, soldi che poi Putin avrebbe speso in armi e missili per attaccare l’Ucraina stessa…
L’Europa, già a inizio della guerra, aveva smesso di acquistare il gas russo, o meglio aveva ridotto fortemente gli acquisti. Il gas che passava dall’Ucraina veniva infatti venduto alla Slovacchia, all’Ungheria, alla Repubblica Ceca e all’Italia a causa di un contratto pre-esistente con scadenza al 31 dicembre 2024. Stiamo parlando di numeri molto ridotti rispetto a prima (il 5% del consumo europeo di gas metano), ma ci cifre che comunque garantivano a Gazprom un ritorno economico importante.
Cresce il costo del gas 2025, cresce anche l’elettricità: perché?
Gas e elettricità sono oggi correlate. In futuro, con l’aumentare della generazione di energia tramite fonti rinnovabili, lo saranno di meno, ma a novembre 2024 più della metà (51%) dell’elettricità italiana (anche quella per alimentare le auto elettriche) è stata prodotta nelle centrali che utilizzano gas metano.
Per calcolare il prezzo all’ingrosso del gas, cioè quanto lo pagano i fornitori, si guarda alle quotazioni del Ttf di Amsterdam, il mercato europeo dell’energia. Prevedendo la notizia della chiusura dei condotti ucraini, si è passati dai 40 euro al MWh (megawattora, l’unità di misura all’ingrosso) del 16 dicembre 2024 alle previsioni (i Futures) di quasi 50€ a febbraio 2025. Guardando ai futures oggi, comunque, i 50€ saranno un picco massimo, dato che a marzo la tendenza tornerà ad essere in calo.
Visto che la metà dell’elettricità prodotta necessita di gas, l’Autorità Arera ha già pubblicato le previsioni per il primo trimestre 2025 in Italia: il prezzo della materia prima (componente energia in bolletta) per l’elettricità sarà di 16,64 centesimi di euro (0,1664€) al kWh per chi è in Maggior Tutela rispetto ai 14 centesimi di novembre 2024.
In bolletta, la spesa per la componente energia rappresenta circa la metà, il resto è fatto da costo di distribuzione, costo del trasporto, costo della gestione del contatore, oneri di sistema, tasse e spesa di commercializzazione. Nel mercato libero, solitamente, le offerte si basano sul PUN (prezzo della materia energia) + una quota che varia a seconda dell’offerta. Le più competitive, ovviamente, sono quelle che danno il prezzo dell’energia più vicino possibile al PUN e con spese di commercializzazioni più basse visto che il resto delle voci di costo è uguale per tutti.
Rischiamo di restare senza gas?
No, l’Italia e l’Europa in generale, con pochissime eccezioni, hanno già fatto accordi per compensare il gas russo con gas liquefatto proveniente da altri Paesi. Il gas liquefatto (GNL, Gas Naturale Liquefatto) è più costoso perché è in forma liquida, va trasportato e poi va trasformato in metano (forma gassosa) tramite i gassificatori con cui anche l’Italia si è attrezzata.
Uno dei rigassificatori galleggianti è già in funzione a Piombino, il secondo sarà operativo a Ravenna nell’aprile del 2025. E gli stoccaggi, le riserve di gas, sono comunque pieni all’80% per fronteggiare eventuali emergenze dovute a consumi che potrebbero crescere in caso ci aspettasse un gennaio particolarmente freddo.
In breve
Insomma, la chiusura totale dei rubinetti dalla Russia non è stata una sorpresa come quando è iniziata la guerra. Ci saranno alcuni aumenti e fluttuazioni dei prezzi nei mesi più freddi (gennaio e febbraio), ma nulla di così traumatico come il primo anno in cui è esploso il conflitto. Saranno le nazioni citate in origine, quelle dell’Est Europa, a subire il colpo più grande, ed è probabile che grazie ai rigassificatori l’Italia potrà giocare un ruolo come esportatore visto che i canali provenienti da Est ora sono chiusi.